La città d'oro (M) (Italian Edition) by Gori Leonardo

La città d'oro (M) (Italian Edition) by Gori Leonardo

autore:Gori, Leonardo [Gori, Leonardo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giunti
pubblicato: 2013-03-18T23:00:00+00:00


Primi giorni di marcia

Alle prime luci, Pedro-Aiguebenà comandò ai Caribi di trasportare la barca fino al punto da cui sarebbero partiti per inoltrarsi nella foresta. I dieci marinai la sollevarono sulle teste e in tal modo iniziarono la marcia, simili a un drago di qualche saga, intonando uno strano canto, una sorta di ossessivo mormorio.

Al confine occidentale della fortezza, incontrarono una strada che si addentrava nella foresta. Per quello che poterono giudicare, benché già invasa dalla vegetazione, era lunga e diritta e pareva percorribile. Andrea chiamò gli altri:

«Se questa è una via lastricata come la intendiamo noi, deve per forza portare a un’altra città».

Bartolomé e il cacicco lo guardarono preoccupati:

«Le carte che hai studiato suggeriscono di seguirla?» chiese il prete.

«No, i segni erano più a settentrione.»

«Decidi come la ragione e il cuore ti suggeriscono, Andrea. Sei il depositario dei segreti, seguiremo la tua volontà.»

Il giovane fiorentino decise che avrebbero proseguito la marcia lungo la spiaggia bianca, disposti in fila per due. In testa alla colonna c’erano Andrea e Pedro: dietro di loro seguivano Rose e Bartolomé. I quattro frati guerrieri camminavano al fianco dei Caribi, con la barca, perché non fuggissero. Spesso uno degli armati si allontanava di poco verso terra, per accertarsi che non ci fossero esseri ostili, umani o animali.

Più si allontanavano dal misterioso castello abbandonato, più trovavano difficoltà a dare un nome a ogni cosa, come se la loro strada fosse la via per l’inferno e tutto ciò che si presentava ai loro occhi fosse lì solo per spaventarli e deriderli: piccoli e grandi demoni tramutati in foglie mostruose, o in legni di forma mai vista, o in pietre scavate in mille modi, oppure ancora incarnati in sembianze di animali. Allontanando lo sguardo dal mare o dal cielo azzurro, che pure erano simili al mare di Toscana o di Spagna, tutto quanto sembrava così diverso dal conosciuto da apparir loro per preconcetto ostile.

Al quarto giorno di marcia, sabbia e foresta si confusero. Calpestavano un suolo che non sembrava né terra, né acqua, tanto era diverso dal loro mondo domestico. Non giudicavano più con le categorie del buono o del cattivo, del bello o del brutto. Valeva quanto riuscivano a comprendere ciò che li circondava.

Nelle rare soste, oppresso dal caldo e con la pelle coperta di un sudore denso come colla, Andrea provò a descrivere nei suoi appunti ciò che vedeva. Ma non trovava parole efficaci. Disperava di essere compreso dal Machiavelli o da chiunque altro avesse letto il suo diario, se mai fosse giunto in riva d’Arno. Raccontò che per miglia l’erba spuntava dal sasso vivo, ed era come di ferro, tanto da non poterci camminare. Descrisse una foresta così intricata che appena vi entravano, per ripararsi dal sole spietato, il cielo spariva e calava una notte verde. Cercarvi rifugio era voler morire. Grandissimi insetti vi nidificavano. L’aria era tanto spessa che pareva subito di soffocare: i tronchi degli alberi sembravano fatti di cento colonne lisce, fuse insieme da una forza anch’essa diabolica. Dalla sommità di alcuni colava uno strano liquido, misto a pioggia e chissà che altro.



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